Il progetto “Il Giardino delle Esperidi, Salvaguardia della biodiversità erbacea e frutticola dal Pollino all’Aspromonte” è stato elaborato dall’AIAB Calabria (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica della Calabria), in collaborazione con l’ARSAC (Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese), il Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e la FIRAB (Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica) per prevenire l’estinzione di alcune antiche varietà di alberi da frutto e di piante erbacee, tipiche della Calabria.
Si propone, infatti, di attuare strategie di tutela di alcune specie vegetali, oggi considerate patrimonio della biodiversità agroalimentare calabrese, dal momento che hanno contribuito allo sviluppo delle più importanti civiltà che si sono susseguite nella nostra Regione fin dalla scoperta dell’agricoltura, nel Neolitico.
L’ambiente agricolo calabrese conserva molte specie vegetali, da sempre coltivate, sfruttando le loro proprietà, per ottenere non soltanto alimenti ma anche medicamenti o aromatizzanti.
Tuttavia, al giorno d’oggi, le nuove esigenze dei mercati hanno reso queste piante scarsamente commerciabili, poiché spesso i loro frutti sono piccoli o facilmente deperibili, anche se presentano valori genetici che le rendono resistenti alle malattie e adattabili alle più diverse situazioni ambientali.
Di conseguenza si è perduta l’abitudine a coltivarle, fatta eccezione per alcune varietà, utilizzate solo per il consumo familiare, come preziosi ingredienti di ricette tipiche.
Fortunatamente, negli ultimi anni, si sta registrando un interesse sempre maggiore nei confronti delle antiche specie della biodiversità agroalimentare, soprattutto da parte della ricerca scientifica, attenta a valutare le vecchie varietà, in funzione di un loro riutilizzo nell’agricoltura biologica e nelle biotecnologie.
Per salvaguardare queste preziose varietà locali si è quindi scelto di applicare pratiche di tutela e di propagazione degli ecotipi, seguendo i principi dell’agricoltura biologica, metodo agricolo che, più di ogni altro, riduce l’impatto sulla biodiversità. Il progetto ha, infatti, coinvolto sia delle aziende agricole calabresi che conservavano specie a rischio di estinzione mediante il metodo biologico, sia un vivaio “bio” da cui rifornirsi di piantine e portainnesti, necessari alla propagazione delle specie autoctone.
Gli agricoltori sono stati fondamentali per il raggiungimento degli obbiettivi prefissati, in quanto hanno messo a disposizione non soltanto le loro antiche varietà di piante (alberi e semi), ma anche i loro stessi campi (campi in situ), diventati così dei veri e propri laboratori di ricerca, dove effettuare indagini sulle specie autoctone oggetto di studio.
Un’altra importante azione di tutela è stata la costituzione di nuovi campi, detti campi ex situ, in cui si sono messea dimora dei portainnesti, successivamente utilizzati per innestare il materiale vegetale degli ecotipi in via di estinzione al di fuori del loro habitat naturale. Inoltre sono stati realizzati dei campi “on farm”, dove le colture sono state monitorate durante tutto il ciclo vegetale per meglio valutare il loro stato di salute, la loro produttività e il loro adattamento all’ambiente.
I diversi ambienti di conservazione degli ecotipi sono da considerarsi dei preziosi contenitori di biodiversità agroalimentare, tipica della nostra regione, che hanno consentito di individuare parte del germoplasma a rischio di erosione genetica. Tutti le informazioni raccolte dalle osservazioni dirette sui campi sperimentali sono poi confluite in una banca dati, fondamentale a garantire la conservazione di questo straordinario patrimonio di saperi della nostra biodiversità agroalimentare.
Infine, per garantire efficacia e replicabilità alle azioni di conservazione e diffusione delle specie autoctone, sono state attuate delle attività complementari, quali ad esempio un corso di potatura e innesto, un corso di formazione sui modelli di conservazione e riproduzione di ecotipi con metodi di agricoltura biologica, dei seminari tecnici sulla tutela e la valorizzazione di antiche varietà di alberi da frutto e di piante erbacee, tipiche della Calabria, degli incontri formativi sul miglioramento genetico partecipativo, delle giornate divulgative con laboratori didattici sulla salvaguardia della biodiversità ed infine delle pubblicazioni a carattere divulgativo e scientifico sulle tematiche trattate.
A promuovere questo progetto è stata la Regione Calabria, la quale, nonostante non abbia ancora legiferato in materia di conservazione delle antiche varietà vegetali, si avvale del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2007/2013 per realizzare azioni rivolte a ridurre la perdita della diversità biologica in considerazione dei suoi valori ecologici, genetici, sociali, economici, scientifici e culturali. Attraverso il PSR la Regione Calabria promuove lo sviluppo agricolo e forestale sostenibile, in armonia con la tutela della biodiversità, valorizzando il paesaggio e lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili, in conformità alla legislazione nazionale vigente, tra cui la legge n.124 del 14 Febbraio 1994, con la quale l’Italia ha ratificato la Convenzione di Rio de Janeiro, un trattato internazionale siglato nel 1992 a tutela della biodiversità.