Biodiversità, varietà locali, sostenibilità produttiva guadagnano interesse e visibilità.
Il progetto Life SEMENte parTEcipata,
che FIRAB realizza con vari partner sotto il coordinamento dell’Università di Firenze e al suo primo anno di attività, rilanciato da Repubblica sulle pagine dedicate all’Ambiente.
“Dai semi antichi la risposta a siccità e intolleranze alimentari”
Una ricerca promossa da università di Firenze, Regione Marche, Navdanya International e Firab per trovare varietà resistenti al cambiamento climatico. Anche l’Aiab propone l’uso di varietà come il farro Monococco, il grano del Faraone e il Gentil Rosso
di ANTONIO CIANCIULLO
23 marzo 2015
“Dai semi antichi la risposta a siccità e intolleranze alimentari”
ROMA – Da una parte il cambiamento climatico, con l’aumento dei periodi di siccità e le bombe d’acqua. Dall’altra la crescita delle intolleranze alimentari che spinge un numero crescente di persone a selezionare con maggior cura quello che mette nel piatto. Una risposta a questa duplice pressione può venire dalla ricchezza del patrimonio genetico agricolo che, nonostante le perdite subite negli ultimi decenni (delle 10mila specie vegetali utilizzate per produrre cibo e mangimi oggi ne usiamo solo 12 per fornire l’80% del cibo di origine vegetale) è ancora disponibile.
Per scoprirne le potenzialità è stato presentato, nella tappa aretina del Treno Verde di Legambiente e Ferrovie, il progetto LIFE SEMENte parTEcipata promosso dal dipartimento di Scienze delle produzioni agroalimentari e dell’ambiente dell’Università di Firenze, da Navdanya International, da Firab (Fondazione Italiana per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica), dalla Provincia di Grosseto e dalla Regione Marche.
Il progetto mira a ottenere varietà capaci di resistere meglio al cambiamento climatico utilizzando un pool genetico in costante evoluzione, quindi in grado di fronteggiare con più efficacia gli estremi meteo che si vanno intensificando. Inoltre molti dei semi antichi richiedono minori input energetici e aiutano a mantenere la fertilità del suolo, stabilizzando le produzioni nel tempo.
“La selezione delle sementi”, spiega Mariagrazia Mammuccini, vicepresidente di Navdanya International, “sarà fatta assieme agli agricoltori che potranno poi mantenere e riprodurre autonomamente i semi, diventando così custodi attivi della biodiversità. Queste innovazioni incideranno positivamente sul reddito degli agricoltori perché i costi diminuiranno e aumenterà il valore dei prodotti ottenuti da una filiera integrata locale”.
Pani preparati con metodo bio e con farina proveniente da grani antichi (con caratteristiche nutrizionali che possono essere più adatte anche a persone con vari tipi di intolleranze) sono stati valutati anche dai consumatori in un test organolettico organizzato da Aiab (Associazione italiana agricoltura
biologica) sul Treno Verde, durante la tappa a Perugia. Sono realizzati con farro Monococco, grano del Faraone (Khorasan) e con i frumenti teneri più utilizzati in Umbria prima dell’industrializzazione dell’agricoltura: Abbondanza, Gentil Rosso, Verna, Biancola, S. Pastore.