II prodotti biologici fanno ormai parte delle abitudini alimentari degli italiani che, a quanto dimostrano gli ultimi dati Biobank, elaborati da Firab per quest’ultimo decennio di vendite nei canali della filiera corta, non possono più rinunciare ad averli in tavola.
Il periodo di tempo analizzato dai dati sono gli ultimi 10 anni (dal 2008 al 2017) in cui le percentuali di crescita raggiungono anche le 3 cifre, come il settore dell’e-commerce (+325% nel 2017 rispetto al 2008), seguito dai ristoranti bio (+179%), dai gruppi d’acquisto (+70%), dalle mense (+66%) e dagli spacci aziendali che, con un aumento del 48%, si mantengono in testa, per maggior numero di operatori (2.879 aziende). A spiccare sono soprattutto le aziende che investono nella filiera corta, a dimostrazione di quanto la conoscenza diretta dei produttori e la fiducia nei loro confronti sia diventato un vero e proprio valore nonché criterio discriminante nelle scelte dei consumatori.
Nel 2018, la scelta consapevole dell’acquisto del prodotto bio, oltre ad interessare sempre più la filiera corta ed i negozi specializzati, ha conquistato il più ampio mercato della grande distribuzione che, grazie ad un più ampio assortimento di prodotti bio (+18%) e ad uno spread dei prezzi con gli alimenti convenzionali più contenuto rispetto al passato(fatto 100 il costo della media convenzionale, quello bio è sceso da 152 a 149, quando era 160 nel 2016) ha registrato un +15,8% nei supermercati (dati Nielsen 2018).
Di questo nuovo modo di fare la spesa e di produrre nonché delle prospettive ma anche delle criticità ad esso legate si parlerà al Sana di Bologna, il più importante Salone Italiano del biologico, il prossimo 7 settembre alle 16,45 in un incontro dal titolo “Biologico italiano: fatti non parole”, organizzato e promosso da AIAB, con la partecipazione di Assocert Bio, Bio BanK e BioSud Tirol, presso il Padiglione del ministero dell’Agricoltura.
Secondo i ricercatori il biologico costituisce anche una grande attrattiva per le aziende gestite da giovani. Un’azienda biologica su quattro è condotta da imprenditori che hanno di meno 39 anni (tale incidenza scende al 10% rispetto ai loro “colleghi” convenzionali) e una su tre è al femminile. Secondo la Fondazione Firab sono conduttori con maggiori livelli d’istruzione, motivati e consapevoli per la scelta fatta in agricoltura biologica, dotati di sensibilità ecologica ed etica; hanno inoltre una maggiore capacità di comunicazione nonché abilità commerciali e capacità di “fare sistema”.
“Un settore legato a doppio filo con la ricerca e l’innovazione”, dichiara il presidente Vincenzo Vizioli. “Dal mondo bio può venire un contributo importante alla nostra economia, anche in termini di occupazione, equità e soprattutto sostenibilità. Serve però smetterla di crogiolarsi nei dati di mercato lasciando a commercio e distribuzione l’ indirizzo politico del settore che invece necessita di sostegno con scelte chiare per la nuova PAC, la revisione di molti PSR e investimento in ricerca e formazione. AIAB è da tempo che chiede impegni concreti a partire da un piano sementiero nazionale per l’agricoltura biologica e biodinamica”
A fronte di questo successo, il settore sconta però anche l’interesse di alcuni speculatori malintenzionati con cui il sistema di imprese, di garanzia, di repressione e istituzionale è chiamato a confrontarsi con rigore, efficacia e determinazione. Un aspetto che sarà illustrato da Assocertbio che proverà a delineare le possibili azioni a supporto delle politiche di tutela di prodotto italiano.