Il 2 marzo 2012, a Roma, presso l’ex Hotel Bologna in Via Santa Chiara 4, un convegno promosso da FIRAB, CGIL TLC e Legambiente in tema di politiche agricole e di ricerca ha messo a fuoco una prospettiva di sostenibilità. Di seguito si sintetizzano alcuni passaggi del documento di riflessione che le tre organizzazioni hanno prodotto per l’occasione.
Sostenibilità e Conoscenza, un binomio fino ad oggi marginalizzato, se non totalmente ignorato, nello sviluppo dei sistemi agricoli industriali, caratterizzati da un elevato impatto ambientale ed input energetico, alimentato e rafforzato dalle scelte della politica comunitaria che hanno progressivamente liquidato i modelli “tradizionali” come improduttivi, e solo oggi, invece recuperati come fonti di conoscenza per pratiche agricole sostenibili, a basso impatto ambientale e basso input energetico, sui quali innestare processi d’innovazione appropriati e coerenti. Riformulare questa visione distorta, che ha determinato, tra le altre cose, un pericoloso processo di contrazione della base genetica delle specie agrarie, rappresenta oggi l’esigenza da cui partire se si vuole realmente recuperare un rapporto duraturo tra l’uomo e l’ambiente.
Numerosi studi internazionali dimostrano chiaramente come le imprese agricole che adottano sistemi a basso impatto ambientale, a basso input energetico e, particolare non secondario, ad elevata intensità di lavoro, come l’agricoltura biologica, nonostante risultino frequentemente più competitive, non godono di adeguato sostegno politico e scientifico. Di conseguenza, quote significative delle risorse investite in ambito scientifico vanno a sostegno di un modello a carattere industriale che dimostra con assoluta evidenza, oltre al disastroso impatto ambientale, di non essere affatto competitivo e remunerativo per l’impresa agricola.
Da qui nasce quindi l’esigenza di definire, in primo luogo per la ricerca pubblica, un nuovo modello di conoscenza e innovazione per l’agricoltura e di conseguenza un nuovo sistema capace di sostenere una concreta realtà economica sostenibile rispetto alle non più rinviabili esigenze di un uso rinnovabile delle risorse ambientali. La ricerca e i sistemi di conoscenza possono costituire, quindi, i motori del cambiamento in agricoltura e nelle aree rurali, ma ciò che appare sempre più necessario è l’adozione di un approccio olistico, dove gli utili specialismi si misurino con la complessità di un sistema che coinvolge una molteplicità di attori economici nella filiera e che ha forti connessioni con i fattori esterni che condizionano l’ambiente e lo sviluppo sociale ed economico nelle aree rurali ed urbane.
Prioritario sarà a questo proposito assumere il valore dell’integrazione orizzontale come principio guida per costruire reti scientifiche di dimensione internazionale, come di livello territoriale per un concreto approccio alle tematiche strategiche (dalla biodiversità, ai cambiamenti climatici, alla salute e uso dei suoli) e per integrare, secondo un approccio partecipativo, soggetti scientifici e portatori d’interesse, specialisti e non addetti ai lavori, anche per favorire il necessario processo di democratizzazione della ricerca scientifica. Per questa ragione, la definizione in sede PAC di determinati obiettivi di sostenibilità non può prescindere dalla ridefinizione di un sistema di ricerca in agricoltura in grado di rispondere a tali obiettivi innovativi e sostenere concretamente uno sviluppo originale e adeguato alle peculiarità di un territorio estremamente eterogeneo.