Bioricercando: la rubrica su innovazione e politiche di BAN

Il 2011 si apre con alcune novità che vedono protagonista la Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica (Firab): il rafforzamento delle sue attività, l’insediamento di un coordinatore, l’assunzione della responsabilità redazionale della sezione scientifica di BAN e di Bioagricoltura.

Da questo numero di BAN, Firab curerà infatti la sessione Bioricercando della newsletter. Una novità che accompagna l’insediamento di Luca Colombo quale coordinatore di Firab.

La rubrica vuole accompagnare il processo di indagine e analisi proponendo e valutando settimanalmente l’ampio ventaglio di tecniche, ricerche e sperimentazioni che vertono sull’agricoltura biologica e biodinamica e il dibattito scientifico che le anima. Si tratta di un universo tematicamente ampio ed eterogeneo che attrae ancora poche risorse economiche e intellettuali da parte dell’establishment scientifico e istituzionale, che va pertanto stimolato a rispondere alle aspettative e alle esigenze del settore, oltre che alla sua fame di una ricerca dedicata e condivisa.

Firab intende svolgere un ruolo di cerniera tra mondo produttivo e scientifico generando, aggregando e trasmettendo la domanda di innovazione del settore. Analogamente, si offre come volano di socializzazione della sperimentazione realizzata in azienda e dalle aziende. BAN e Bioagricoltura svolgeranno pertanto un prezioso ruolo strumentale per veicolare queste informazioni e per articolare un confronto aperto sulle strategie e le priorità di ricerca.

Per comprendere quanto vario sia lo spettro di opzioni entro le quali gli operatori biologici e biodinamici -e coloro che ne sostengono le attività- possono scegliere, avviamo questa collaborazione con BAN con due articoli pubblicati negli scorsi mesi su riviste scientifiche internazionali, che partendo da presupposti diversi riportano riflessioni e indicazioni sulla selezione varietale a beneficio dell’agricoltura agroecologica e biologica. Una delle due pubblicazioni, traguardando i mutamenti climatici, mette in risalto il coinvolgimento degli agricoltori nella selezione varietale partecipativa di popolazioni in evoluzione (tema tra l’altro al centro del progetto Solibam di cui AIAB è partner), mentre l’altra (si) interroga sul binomio breeding assistito da marcatori molecolari & biologico, ossia su quale contributo possano portare al miglioramento vegetale per l’agricoltura biologica le biotecnologie non transgeniche. Due percorsi che partono da istanze e centralità diverse, ma entrambi rivolti agli stessi potenziali interlocutori.

La selezione partecipativa per adattarsi al caos climatico

Il breeding partecipativo, ossia il pieno coinvolgimento degli agricoltori nell’intero processo di miglioramento e selezione varietale, comincia a ricevere una crescente attenzione da parte delle istituzioni scientifiche, oltre naturalmente a una diffusa adesione degli stessi agricoltori. Lo stesso World Development Report della Banca Mondiale, dedicato nel 2008 al settore primario, lo cita come caso di successo nelle esperienze maturate in ambienti semiaridi, malgrado la strutturale diffidenza dell’organizzazione verso i processi decentralizzati.

I cambiamenti climatici sono, a loro volta, inequivocabili e rappresentano uno tra gli elementi di maggiore aleatorietà dell’attività agricola, rispetto ai quali è determinante l’adozione di misure di adattamento. Tra queste, l’individuazione di varietà e popolazioni capaci di assorbire lo stress di origine abiotica e, indirettamente, biotica rappresenta una componente strategica. In questo quadro, le strategie di miglioramento partecipativo si incrociano ed esaltano integrandosi con quelle di breeding evolutivo (ossia l’applicazione della genetica di popolazione al breeding varietale), così offrendo un maggiore adattamento agli specifici contesti ambientali e una migliore capacità tampone del sistema produttivo rispetto a variabilità e shock climatici.

Le attività promosse in questa direzione dall’ICARDA (centro del sistema CGIAR dedicato alla ricerca in agricoltura per le zone aride e semiaride) su frumento e orzo in diversi paesi dell’Asia occidentale e dell’Africa orientale e settentrionale testimoniano la semplicità ed economicità di un tale processo di selezione, cui si accompagna l’elevato tasso di adozione varietale da parte degli agricoltori, stimolati a testare popolazioni in evoluzione e posti in condizioni di scambiare la semente tra loro così da aumentarne la diffusione e la diversificazione adattativa.

Ref.: S. Ceccarelli et al. (2010) Plant breeding and climate change, Journal of Agricultural Science, 148, 627-637

Possibili sinergie tra breeding assistito da marcatori molecolari e agricoltura biologica

Il ruolo delle moderne biotecnologie è da anni oggetto di attenzione pubblica e di scrutinio da parte degli operatori agricoli, soprattutto a partire dall’avvento degli OGM e dalle controversie che hanno generato. Nel settore della selezione varietale, biotecnologie non transgeniche sono disponibili e un crescente interesse circonda il breeding assistito da marcatori molecolari, anche noto come MAS, incluso il suo possibile utilizzo a supporto dell’agricoltura biologica. Un ricorso non evidente e spesso dibattuto, come riportato in una recente pubblicazione della rivista Euphytica.

Nel corso degli ultimi anni si sono tenuti diversi simposi per valutare potenziali e limiti dell’applicazione del MAS al biologico e alcuni elementi di forza e debolezza sono stati identificati. Tra gli aspetti positivi, la possibilità di guidare l’introgressione di più geni di interesse in varietà da mettere a disposizione del biologico, di ricorrere a una maggiore diversità di geni di resistenza a patogeni, di accelerare i processi di selezione e di renderla più flessibile, di ottimizzare a favore del biologico le risorse disponibili per la ricerca biotecnologica, di disporre di un numero crescente di marcatori molecolari. Tra gli elementi di debolezza vengono invece menzionati la necessità di personale qualificato e di tecnologie raffinate, i costi connessi allo sviluppo di marcatori molecolari per tratti complessi, gli oneri connessi all’intero processo tecnologico, la possibile non accettazione del mercato, le condizioni colturali specifiche nel biologico che potrebbero vanificare una simile attività di breeding sviluppata per il convenzionale.

Nel complesso, gli autori riconoscono la necessità di un più intenso e sistematico confronto su questo approccio con gli operatori del mondo biologico e prendono atto del rischio che questo sia viziato da elementi riduzionistici e deterministici che rischiano di penalizzare una visione più organica della pianta e della sua interazione con il sistema agroecologico.

Ref.: Lammerts van Bueren E.T. et al (2010) The role of molecular markers and marker assisted selection in breeding for organic agriculture, Euphytica

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