Questa settimana la FAO ha ospitato la XIV° riunione della Commissione Risorse Genetiche, organo intergovernativo costituito 30 anni fa che presiede alle politiche sulla biodiversità di interesse agrario e alimentare.
Tra le minacce alla biodiversità una è portata dai cambiamenti climatici; questi, connessi all’erosione genetica e di ecosistemi, incombono a loro volta sulla sicurezza alimentare. Al binomio biodiversità e caos climatico è stato così dedicato un apposito approfondimento decisionale durante i lavori della Commissione con lo scopo di definire una roadmap che si prefigge due obiettivi: aumentare la comprensione del ruolo delle risorse genetiche in sistemi agricoli e di sicurezza alimentare resilienti; disegnare piani e strategie di adattamento ai cambiamenti climatici che integrino la biodiversità. Ossia, studi e politiche, due elementi cruciali nella cosiddetta società della conoscenza che orienta le sue scelte sulla base di sapere scientifico, expertise e buone prassi.
Eppure troppo poco e troppo piano per delle urgenze planetarie, la cui drammaticità è stata da più parti e sempre più spesso sottolineata, che esigono interventi urgenti, incisivi e inclusivi: l’adattamento al caos climatico richiede flessibilità e resilienza dei sistemi agricoli e il contributo perseguibile attraverso la biodiversità di interesse agrario può ad esempio passare per la circolazione di sementi e razze tra e fra i sistemi produttivi, sfuggendo alle gabbie delle norme sulla proprietà intellettuale, o tramite sistemi di selezione evolutiva che esplorino tutto il potenziale plastico del pool genetico interno alle varietà presenti in un territorio o adattabili a questo.
In questa direzione, traiamo parziale sollievo nel constatare che avanzamenti culturali si registrano comunque in questi consessi negoziali: grazie agli accorati interventi di delegati di Eritrea ed Ecuador, la Commissione ha riconosciuto il ruolo e l’expertise fondamentale degli agricoltori e la necessità del loro ruolo nelle discussioni in materia di biodiversità di interesse agrario, mentre la selezione partecipativa si fa strada quale strategia lungimirante.