La corsa del bio non s’arresta, eppure …
“Cos’è Biologico al 2020?” Il bio: da prodotto di nicchia a realtà economica del PIL, da utopia a realtà; come siamo cresciuti e come siamo cambiati ma soprattutto dove vuole andare il Movimento del biologico”, se ne parlerà il 16 Marzo al Congresso AIAB alla “Città dell’Altra Economia” Roma – Largo Dino Frisullo alle ore 9:00.
E’ risaputo oramai che l’agricoltura convenzionale contribuisce pesantemente alle emissioni di gas serra e che è necessario cambiare modello di sviluppo. Ma sembra che la politica faccia fatica a prenderne atto. Inoltre, la legge sul biologico, la cui proposta giaceva in attesa di discussione ormai da tre legislature, resta “ora” in attesa del vaglio da parte del Senato della Repubblica e, proprio “ora”, subito dopo l’approvazione alla Camera, sono poi partiti una serie di violenti attacchi al biologico, soprattutto da parte di chi disperatamente si aggrappa a un modello di produzione agroalimentare insostenibile.
Su L’Extraterrestre de Il manifesto di giovedì 14 marzo, Luca Colombo, segretario generale Firab, prova a ragionare su “l’eterogenesi dei fino” (cliccare su link per leggere l’articolo), la nuova metrica usata dai detrattori dell’agricoltura bio. E di tutto questo e di dove andrà a finire il biologico del futuro, con le sue immense potenzialità ma anche con le sue numerose contraddizioni, si parlerà il 16 marzo a Roma: un appuntamento per ragionare di valori, collocazione pertinente e prospettive del bio.
FIRAB, come riportato nel programma che segue, contribuirà al convegno di sabato 16 alla Città dell’Altra Economia di Roma, nella sessione su ricerca, saperi e servizi con “L’innovazione scomoda“.
Scarica il programma: Cos’è Biologico al 2020?
Il mondo è sempre più bio: oltre 92 miliardi di euro di fatturato complessivo, 2,9 milioni di produttori e 69,8 milioni di ettari coltivati con i metodi dell’agricoltura biologica, come riporta l’ultimo rapporto The World of organic agriculture, basato su dati 2017. La crescita riguarda i mercati europei e statunitense, quelli asiatici e africani, ma anche i Paesi più piccoli, ovunque si rileva che il biologico è un modello di produzione agroalimentare maggiormente sostenibile.
L’Europa è sempre più bio: superfici coltivate cresciute del 70% tra il 2009 e il 2017, e solo nell’ultimo anno +1 milione di ettari e + 4% di produttori nell’Ue, con un mercato di vendite al dettaglio che vale 34,3 miliardi, come emerge dal rapporto della Commissione europea sull’agricoltura biologica e, per la prima volta, sulle importazioni in Ue. Ciò significa che la forte domanda porterà a un incremento della produzione interna e delle importazioni.
L’Italia è sempre più bio: forte espansione del settore sia sul fronte della domanda che dell’offerta, con una crescita delle colture biologiche e degli operatori certificati. Peraltro l’Italia è il paese europeo con il maggior numero di aziende ed è seconda solo agli Stati Uniti come valore dell’export di prodotti biologici, che nel 2017 ha sfiorato i due miliardi di euro e nel 2018 ha oltrepassato i 2,1 miliardi di euro secondo Firab.
Il 15,4% della superficie agricola nazionale è biologica, dato che cresce, rispetto al 2016, di un punto percentuale: ma nel Centro, Sud e Isole ogni 100 ettari agricoli, circa 20 ettari sono bio, diversamente nel Nord, sono bio circa 7 ettari su 100.
Circa 2 milioni di ettari coltivati da poco meno di 76mila aziende, al 1° gennaio 2018 (+6,3% nell’ultimo anno, secondo i dati del Sinab), principalmente a prati pascolo (544.048 ha), colture foraggere (376.573 ha) e cereali (305.871 ha), ma anche olivo (235.741 ha) e vite (105.384 ha). Se poi si aggiungono le aree non agricole bio, ossia forestali e altre superfici di raccolta spontanea, non pascolate e notificate (260mila ha nel 2017) aumentate del 47% rispetto al 2016, ancora di più si comprende quanto il metodo biologico valorizzi al meglio la preziosa biodiversità dei nostri campi: maggiore ricchezza di specie, di conseguenza, maggiore capacità di adattamento e resilienza agli stress ambientali, e quindi ai cambiamenti climatici.
Crescita delle produzioni animali, distinte sulla base delle principali tipologie di allevamento, i dati Sinab evidenziano, rispetto agli ultimi cinque anni, un aumento consistente, in particolare per bovini (+45,2%) e suini (+ 41,4%); buono anche l’incremento per caprini (+ 25,2%) e equini (+ 14,1%). Cresce anche il numero di arnie per la produzione di miele (+22,2% rispetto al 2013), a fronte della domanda sempre vivace, mentre, nello stesso arco di tempo, gli avicoli registrano una frenata (-5,2%). La consistente impennata registrata dall’allevamento di bovini biologici deriva, da un lato, dallo sviluppo del mercato del biologico, con aumentate richieste anche di prodotti lattiero-caseari, e, dall’altro, da una situazione particolarmente complessa registrata dalle quotazioni dei prodotti convenzionali zootecnici.
Nel 2018 continua a crescere la domanda di prodotti biologici, così come le famiglie che li acquistano abitualmente: grazie ad un più ampio assortimento di prodotti bio presso la grande distribuzione (+18%) e ad uno spread dei prezzi con gli alimenti convenzionali più contenuto rispetto al passato (fatto 100 il costo della media convenzionale, quello bio è sceso da 152 a 149, quando era 160 nel 2016, fonte Nielsen), l’escalation del bio è inarrestabile.
1 famiglia su 4 acquista biologico ogni settimana, 9 su 10 occasionalmente
Il biologico entra ormai ogni settimana nel carrello di 6,5 milioni di famiglie (26% delle famiglie italiane) e saltuariamente in quello di 21,8 milioni di famiglie, l’88% del totale.
Una vera e propria rivoluzione dal basso ed è tuttora ad appannaggio dei cittadini – consumatori e produttori – che, con le loro scelte, stanno dimostrando di aver capito quanto un maggiore investimento su un modello produttivo sostenibile possa portare a cambiamenti radicali che incidono sulla salute pubblica, sull’ambiente, sui cambiamenti climatici, sulla valorizzazione dei territori.
INVITO Cos'è Biologico al 2020