Piogge ininterrotte al Nord, siccità al Sud: il nostro Paese vive in diretta fenomeni meteorologici estremi la cui frequenza è una conseguenza diretta della crisi climatica. L’impatto, anche per l’agricoltura e l’allevamento, è grave o addirittura devastante. Per queste ragioni, FIRAB (Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica) ha lanciato un’indagine conoscitiva tra le aziende biologiche e biodinamiche, attraverso un questionario (https://sondaggi.firab.it/964751) e una serie di interviste dirette ad agricoltori ed allevatori bio.
Lo scopo è quello non soltanto di tracciare una mappa della situazione nelle diverse zone dell’Italia per valutare l’impatto in questo specifico comparto (anche rispetto all’agricoltura convenzionale), ma anche di capire quali misure di contrasto e di adattamento adottate possono rappresentare un modello di intervento. E di verificare qual è l’orientamento delle aziende rispetto al modello del cosiddetto carbon farming, un modello di coltivazione che “sequestra” il carbonio nel suolo e diminuisce le emissioni di anidride carbonica, con possibilità da valutare di trarne remunerazione.
“FIRAB, quale partner italiano di Organic Climate Network, promuove pratiche di gestione della crisi climatica sulla base del bagaglio di competenze che si va arricchendo nel settore biologico europeo sia in chiave tecnico-scientifica che a partire dalle esperienze di mitigazione e adattamento climatico che i produttori biologici stanno promuovendo in una continua sperimentazione aziendale”, spiega Luca Colombo, segretario generale della Fondazione.
Organic Climate Network è una rete pilota di organizzazioni e operatori dell’agricoltura biologica che contribuisce all’adozione della “agricoltura climatica” e dei suoi vantaggi per un’Europa carbon-neutral e resiliente dal punto di vista climatico.
“Se ormai gli scettici del cambiamento climatico sono rimasti pochi, è ancora difficile accettare che il tratto principale del cambiamento è l’imprevedibilità, e prepararsi non è questione facile”, dice Cristina Micheloni, “hub coach” in Friuli Venezia Giulia per Organic Climate Network. “Vista dalla prospettiva di chi fa il contadino, significa decidere che cosa seminare/piantare/coltivare senza avere temperature o precipitazioni medie cui fare riferimento, cosa che comprensibilmente provoca non solo incertezza ma estrema frustrazione. Vero che ci sono i fondi per le emergenze e che le assicurazioni si stanno diffondendo anche in agricoltura, però perdere il raccolto o non riuscire a fare i lavori come si dovrebbe non predispone all’ottimismo, non è un bel lavorare e la sostenibilità economica dell’azienda è appesa a un filo”.
Il questionario si articola in una ventina di domande relative alle attività delle aziende, alle loro dimensioni, al numero e al tipo di eventi registrati negli ultimi anni e alle eventuali misure messe in atto.
Una volta ottenuto un numero sufficiente di questionari compilati e analizzati i dati, FIRAB diffonderà un report sulla situazione accertata e sulle buone pratiche adottate, che possono essere di aiuto immediato per le aziende, oltre a dare testimonianza della diffusione, variabilità e intensità dei risvolti climatici in agricoltura per i professionisti dell’informazione.
Luca Colombo, l.colombo@firab.it; 348 3988618
Cristina Micheloni, c.micheloni@aiab.it; 348 8059339