Campesino a campesino, farmer-to-farmer. Così si definiscono i nuovi modelli di creazione e trasferimento dell’innovazione in agricoltura che si basano sulla comunicazione tra pari, il famoso peer to peer (P2P) tanto utilizzato nel settore informatico. Nel sud del mondo queste pratiche sono ormai una realtà che ha anni di esperienza e che vede un attivo coinvolgimento degli agricoltori, non più solo utilizzatori passivi di innovazione e tecnologia prodotta da altri.
L’agricoltura biologica europea ha bisogno di appropriarsi di queste metodologie per costruire un suo proprio modello di innovazione e trasferimento tecnologico. Infatti, se l’agricoltura convenzionale si basa su un sistema di conoscenza standardizzato che tende a omogeneizzare le differenze ambientali, colturali e culturali; al contrario il biologico ha la propria forza nell’adattamento a contesti specifici e nelle conoscenze pratiche acquisite dagli agricoltori. Se è così, è anche necessario ridare ruolo e significato all’assistenza tecnica, relegata nel modello convenzionale a semplice cinghia di trasmissione tra industria e agricoltura.
Come scrivono Bager e Proost (2007) “questo modello è sempre più messo in crisi da sistemi di conoscenza nei quali i processi di apprendimento dell’innovazione all’interno delle comunità rurali sono centrali, dove la conoscenza tradizionale degli agricoltori si lega a quella scientifica”.
In questa ottica AIAB sta sviluppando una serie di progetti di ricerca e di scambio tra agricoltori per creare un terreno fertile in cui dare spazio allo scambio di conoscenze tra esperienze diverse.
Bager, T., Proost, J., 1997. Voluntary regulation and farmers’ environmental behaviour in Denmark and The Netherlands. Sociologia Ruralis 37 (1), 79±98.
Morgan K., Murdoch J., 2000, Organic vs. conventional agriculture: knowledge, power and innovation in the food chain, Geoforum 31, 159±173