Qual è l’impronta climatica degli allevamenti europei? Il Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea ha realizzato uno studio per stimare il livello di emissioni di gas climalteranti (CH4, N2O, CO2, NOX, NH3 e N2, calcolati in termini di CO2 equivalenti), pervenendo a delle conclusioni che di seguito sintetizziamo.
I flussi di gas serra del settore zootecnico europeo ammontano a 661 milioni di tonnellate in CO2 equivalenti, di cui il 29% provenienti da bovini, il 29% dal settore caseario e il 25% da suini. Le emissioni dei ruminanti si attestano a circa 20 kg di CO2 eq. per chilo di carne dei ruminanti a fronte dei 7,5 e 5 kg di CO2 eq. di suini e avicoli, mentre per un kg di uova o di latte si liberano rispettivamente 3 e 1,4 kg di CO2 equivalenti.
Il contributo del settore zootecnico alle emissioni complessive europee è dunque stimato al 12,8% (includendo quelle derivanti dal cambio d’uso del suolo anche in Paesi extra-europei, p.e. fenomeni di deforestazione in Sud America per far posto a coltivazioni di soia destinate alla mangimistica europea), inferiori a quanto calcolato nel 2007 dalla FAO nel suo rapporto The livestock long shadow che le aveva valutate al 18%, considerando tutte le emissioni connesse al processo produttivo e distributivo nel quadro dell’intero ciclo di vita. Il minore contributo del settore zootecnico europeo può anche giustificarsi con il peso specifico più importante che in Europa hanno trasporti, produzione di energia e costruzioni rispetto alla scala globale.
Pur citando le pratiche biologiche, lo studio non presenta un calcolo che differenzi le emissioni tra metodi di produzione.
Lo studio “Evaluation of the livestock sector’s contribution to the EU greenhouse gas emissions” .
