“… da qualche anno si è tornati a guardare ai lupini come potenziale concorrente della soia tra le proteine vegetali sia da destinare al nutrimento per gli animali, ma anche nei preparati per vegetariani e vegani. E il mercato si sta popolando, anche in Italia, di nuove aziende e startup che propongono dall’hummus di lupini agli affettati, dai formaggi di lupini alle polveri proteiche da aggiungere a pane e pasta. Con il vantaggio che le coltivazioni di lupini, rispetto a quelle della soia, sono più sostenibili, richiedono meno acqua e meno pesticidi. E mentre i semi di soia preferiscono i climi caldi, i lupini possono crescere anche in ambienti freddi e umidi. Senza dover ricorrere per forza all’importazione. Non solo. Il lupino è una pianta che si può seminare in autunno o anche nel tardo inverno, utilizzando le piogge senza bisogno di essere irrigata. Al contrario della soia che viene coltivata d’estate e ha bisogno di molta acqua. Non è un caso che oggi il più grande interesse verso queste colture arriva proprio dal Nord Europa, dall’Olanda alla Germania.
(…) con il progetto europeo Divinfood, messo in piedi per recuperare le «colture neglette e sottoutilizzate», tra Italia e Svizzera, si è scelto di puntare sullo sviluppo di una potenziale filiera del lupino bianco, riunendo ricercatori, coltivatori e aziende attive nella trasformazione all’interno del Living Lab, uno spazio di interazione e collaborazione tra chi è interessato a scommettere su questo legume.
«Con questo progetto puntiamo a promuovere la produzione, la trasformazione e la commercializzazione del lupino per capire quale possa essere lo spazio di mercato con prodotti tradizionali o innovativi, sia su scala artigianale sia su una scala potenzialmente più industriale», spiega Luca Colombo, segretario della Firab, partner italiano del progetto Divinfood con il Crea e l’Università di Pisa.”(…) Il che vuol dire creare da zero una nuova filiera di produzione, che al momento in Italia non esiste. «Dagli snack più semplici, quelli che a Roma si chiamano fusaglie, fino ai prodotti più innovativi», si augura Colombo. Molte delle aziende partecipanti al Living Lab sono piccole, spesso con reti di distribuzione limitate e circuiti locali, collocate dalla Maremma toscana alle Marche fino al Lazio, dove si concentrano le coltivazioni. Ma nel Living Lab è entrata ora anche Alce Nero, grande marchio di alimenti biologici, interessato a studiare le potenzialità della produzione di alimenti a base di lupino, sperimentando nuovi prototipi di alimenti”…
- Tratto dall’articolo scritto da Lidia Baratta per ‘linkiesta’.
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Non solo aperitivo: i lupini sfidano la soia nel mercato mondiale delle proteine vegetali