Notizie in bianco e nero dal Farmers Forum dell’IFAD

L’IFAD (il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo) ha ospitato la settimana scorsa il Farmers’ Forum, appuntamento che mira a determinare percorsi concertati di sviluppo per aggredire la povertà dalle campagne.
Nel corso del Forum, due eventi meritano di essere riportati, lasciando al lettore un giudizio sulla gerarchia di importanza…

Evento parallelo sull’agricoltura biologica promosso da IFOAM

A latere dei lavori del Farmers’ Forum, IFOAM ha promosso un side event con l’ambizione di illustrare finalità, pratiche, risultati dell’agricoltura biologica attraverso varie esperienze attraverso il pianeta e con il fine di consacrare l’accreditamento dei produttori biologici nel quadro delle attività di dialogo istituzionale dell’IFAD.

L’incontro, moderato da Cristina Grandi che per IFOAM svolge ruolo di collegamento con le Agenzie delle Nazioni Unite specializzate su cibo e agricoltura, è stato aperto dal Presidente internazionale di IFOAM e ha visto la rappresentazione di esperienze e casi da vari continenti, proponendo sia buone pratiche di gestione delle risorse naturali e di produzione economicamente e ambientalmente sostenibile, sia opzioni di aggregazione e mobilitazione degli agricoltori biologici nel quadro di una più rafforzata e coesa rappresentanza del settore.

All’incontro ha preso parte anche Cristina Micheloni che per conto di AIAB ha declinato esigenze e pratiche di ricerca da parte dei produttori biologici. Nel suo intervento ha ricordato come l’intensità di innovazione del settore e la molteplicità di soluzioni tecniche messa in campo dal settore debbano beneficiare di un approccio interdisciplinare che includa le esperienze informali e che sia quindi capace di mettere in discussione convinzioni e abitudini degli uni, gli agricoltori, e degli altri, i ricercatori. A queste condizioni, si possono perseguire impatti significativi del processo di ricerca e di adozione di alternative tecniche e gestionali,rapidamente adottabili proprio grazie al diretto e precoce coinvolgimento dei produttori. Al contempo, però, si scontano difficoltà di attrazione di sostegno finanziario e diffidenza da parte dell’apparato scientifico più mainstream, nei confronti del quale si deve valutare se e come perseguire un percorso di accreditamento.

La tecnopanacea produttivista di Gates

Nello stesso giorno del side event di IFOAM, IFAD ospitava un intervento di Bill Gates, accompagnato da numerose interviste, che hanno nel complesso disegnato una chiara estensione dei principi ‘Silicon Valley’ all’agricoltura planetaria e, con forse maggiore accanimento terapeutico, a quella africana.

High tech, forte penetrazione di aziende private nei sistemi agrari, orientamento business dell’apparato produttivo e commerciale, spinta a introduzione di materiale e tecnologie proprietarie e tutelate da privative industriali. Qualche anno fa questo ricettario è stato definito “tecnopanacea”, in considerazione dell’atteggiamento fideistico intorno al contributo salvifico che la Tecnologia, elevata a potenza, può offrire allo sviluppo del settore primario e alla lotta alla povertà.

Bill Gates ha abbracciato da alcuni anni, attraverso la Fondazione filantropica che porta il nome suo e della moglie Melinda, la causa dello sviluppo agricolo ed è tra i primi sostenitori della Nuova Rivoluzione Verde, di quella africana in particolare, con un’agenda che vede ai primi posti la disseminazione di sementi industriali e di fertilizzanti, in base alla forte convinzione che questo porti a superare i limiti produttivi dell’agricoltura di sussistenza e che funzioni quale volano della fuoriuscita da insicurezza alimentare e povertà rurale.

Individuiamo almeno due difetti nell’approccio Gates. In primo luogo, la sua ideologia tecnocratica è in contrasto con le traiettorie di sviluppo individuate dalla più sistematica e interdisciplinare analisi su scienza e tecnologie agrarie rappresentata dallo IAASTD che individua nell’approccio agroecologico quello più valido per migliorare la sicurezza alimentare globale, soprattutto alla luce dei cambiamenti climatici.

In secondo luogo, Gates opera per aprire un varco commerciale nel settore degli input agricoli a imprese multinazionali che, legittimo o meno che sia, perseguono obiettivi di profitto e non di promozione umana e ambientale, minando gli sforzi per uno sviluppo autocentrato delle comunità rurali, prospettiva cui ha dedicato molti interventi anche Olivier De Shutter, relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto al cibo, che nel promuovere le risultanze dello IAASTD, converge sul maggiore potenziale dell’agricoltura agroecologica nel combattere la fame.

Le critiche di Gates, infine, alla lentezza burocratica delle grandi Agenzie dell’ONU possono anche trovare consensi, seppur viziati da populismo, ma è bene tener presente che le dinamiche di sviluppo e di promozione del diritto al cibo, di cui per paradosso sono affamati proprio i contadini, non si affrontano a colpi di accetta (o di mouse).

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