Una rete pilota di operatori dell’agricoltura biologica – di cui fa parte anche Firab – contribuisce all’adozione della “agricoltura climatica” e dei suoi vantaggi per un’Europa carbon-neutral e resiliente dal punto di vista climatico.
L’agricoltura contribuisce in modo significativo alle emissioni di gas a effetto serra (GHG) nell’Unione Europea, dato che è responsabile di circa l’11% delle emissioni del blocco. Oltre a contribuire ai cambiamenti climatici, l’agricoltura ne risente direttamente, essendo particolarmente esposta a eventi meteorologici estremi quali siccità, inondazioni e ondate di calore.
Ma non si tratta solo di shock e circostanze estreme. Gli anni recenti hanno anche manifestato andamenti meteorologici estremamente variabili, che hanno alterato quanto si considerava la ‘normalità’ stagionale, rendendo arbitraria e priva di certezze la programmazione aziendale e colturale degli agricoltori, ora particolarmente esposti all’imprevedibilità degli eventi. Questo rende necessari percorsi di acclimatazione degli agricoltori con un clima sempre più imponderabile, individuando strumenti e approcci di adattamento.
Soluzioni per mitigare la crisi climatica
Se l’attenzione primaria della comunità agricola è volta a individuare strategie di resilienza e adattamento climatico, l’agricoltura può al contempo anche fornire soluzioni per mitigare il caos climatico, attraverso il sequestro del carbonio catturato nella sostanza organica presente nel suolo. Strategia che favorisce al contempo la capacità di immagazzinamento dell’acqua nel terreno e una tendenziale migliore resistenza allo stress idrico durante sempre più frequenti periodi di siccità.
L’agricoltura biologica ha il potenziale di ridurre e compensare le emissioni GHG attraverso tre leve: (1) riduzione delle emissioni attraverso l’adozione di soluzioni agroecologiche e di cambio d’uso della superficie agricola complessiva, come l’agroforestazione, la riumidificazione dei suoli organici, l’investimento in siepi e alberature, o il cambiamento della gestione del suolo tramite migliori rotazioni delle colture o investendo nella gestione dei pascoli e del letame; (2) compensazione delle emissioni attraverso il sequestro permanente del carbonio nel suolo e (3) produzione di energia nell’azienda agricola.
I benefici del biologico
Rilevanza climatica dell’agricoltura biologica, certo. Ma oltre al potenziale contributo agli obiettivi climatici, il biologico spesso comporta ulteriori benefici ambientali per la biodiversità, il suolo, l’acqua e l’aria in un quadro di simultanea erogazione di più servizi ecosistemici!
L’iniziativa europea Organic Climate Network – che durerà 4 anni, dal 2024 al 2028 – con un budget di 4,9 milioni di euro – provenienti dal programma Horizon Europe e dal Segretariato Svizzero per l’Educazione, la Ricerca e l’Innovazione – attiva una rete di aziende bio-climatiche in 12 Paesi con l’obiettivo di aggregare in ‘hub’ tematici le aziende di un territorio che condividono ordinamenti produttivi simili: seminativi, zootecnia di ruminanti, colture arboree. FIRAB è responsabile del lavoro che il progetto promuove in Italia e intende operare mettendo a valore l’esperienza e il protagonismo di due aziende biologiche che costituiranno il perno e il luogo di emersione fisica delle dinamiche aggregative tra produttori: i due hub italiani si concentreranno sulle colture arboree e ragioneranno ed esploreranno pratiche, strumenti e approcci climatici in due distinti areali quali il Friuli orientale e l’area peri-urbana di Roma.
Organic Climate Network in Italia
In Friuli ci concentreremo sulla viticoltura grazie alla collaborazione con l’azienda Visintini di Gramogliano di Corno di Rosazzo (UD), che ospita viti e seminativi, producendo vino bio e DOC commercializzato sia in azienda che sui mercati internazionali. Biologica dal 2007 e biodinamica dal 2009, è un riferimento per i non pochi viticoltori che nella zona si sono avvicinati al biologico.
Nell’area romana l’hub avrà caratteristiche di maggiore diversificazione produttiva, contemplando frutteti, oliveti e vigneti, non necessariamente in un contesto di specializzazione produttiva, ma più vocato alla multifunzionalità e alla prossimità con il mercato romano. La Cooperativa Coraggio ne costituirà il fulcro: opera in biologico recuperando alla produzione terre pubbliche assegnate per bando nel 2015, e all’allevamento di alberi da frutta di varietà da conservazione (tra cui razzolano galline ovaiole) affianca la coltivazione di cereali, ortaggi, legumi, e olivi, oltre a ospitare attività ricreative e culturali per i cittadini, di formazione per altri operatori e uno spazio di confronto con altri agricoltori denominato “Università della Terra”.
I destinatari del progetto
Il progetto stimolerà lo scambio di ‘esperienze climatiche’ tra produttori biologici e l’emersione di pratiche testate nei contesti di riferimento, così da arricchire il patrimonio di conoscenze di agricoltori e tecnici che concorreranno all’interazione negli hub. Metterà inoltre a disposizione e svilupperà ulteriori strumenti di lettura della variabile climatica in chiave adattativa, oltre a individuare pratiche di immagazzinamento della C02 nel suolo, anche al fine di verificare possibili percorsi di remunerazione dell’agricoltura carbonica.
Oltre agli agricoltori biologici e a quanti altri vorranno avvicinarsi al progetto e alle aziende lighthouse (faro), Organic Climate Network si rivolge anche a divulgatori e ricercatori, per un confronto sulle tecniche e per la possibilità di un’ulteriore estensione d’uso di strumenti e approcci; ai decisori politici, per apprendere la valenza delle pratiche agroecologiche nel rispondere alla crisi climatica contestualmente alla generazione di più ampi servizi ecosistemici; e ai cittadini-consumatori, la cui capacità di leggere la relazione tra cibo, territorio e clima si fa sempre più urgente.
“This project has received funding from the European Union’s Horizon Europe Research and Innovation programme under Grant Agreement No 101136880”.
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