Più diffusi i pesticidi in Italia: l’ISPRA rileva 175 tipi di sostanze, significativa la presenza di erbicidi

È stato appena pubblicato il Rapporto dell’ISPRA, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale che, dalle attività di monitoraggio, svolte nelle acque italiane superficiali e sotterranee, ha rilevato, a livello complessivo, a fronte di un calo delle vendite di pesticidi, una presenza diffusa dei pesticidi nelle acque, con un aumento delle sostanze rinvenute: un “cocktail” di sostanze i cui effetti non sono ancora ben conosciuti.

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Il Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque (disponibile on line su http://www.isprambiente.gov.it), realizzato sulla base dei dati forniti da Regioni e Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, ha trovato 175 sostanze nelle acque superficiali e sotterranee italiane nel 2012, in particolare ricca è la presenza di erbicidi che, a fronte di un loro utilizzo diretto sul suolo, spesso in concomitanza con le intense precipitazioni meteoriche in primavera, hanno la facilità di migrare nei corpi idrici. Inoltre, rispetto agli anni scorsi, l’ISPRA ha registrato un aumento significativo anche di fungicidi e insetticidi.

Il quadro che ne emerge, pur essendo ancora abbastanza disomogeneo (restano scoperte le acque del Molise e della Calabria, con nessun dato fornito, e di altre regioni del centro-sud la copertura territoriale è risultata limitata), evidenzia una diffusione molto ampia della contaminazione in tutta Italia, più diffusa nella pianura padano-veneta, sia per l’intenso uso agricolo e le caratteristiche idrologiche sia perché le indagini condotte sono più efficaci.

Un monitoraggio che è stato migliorato sia per numero delle sostanze cercate che per acque indagate: nel 2012, 1.355 punti delle acque superficiali hanno visto la presenza di pesticidi per il 56,9% dei casi, contro il 55,1% rilevato nei 1.297 punti nel 2010. Anche per quelle sotterranee sono stati trovati pesticidi nel 31% dei 2.145 punti, per un totale di 175 tipologie di pesticidi – a fronte dei 166 del 2010 e di 118 del biennio 2007-2008.

Concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali sono stati rilevati nel 17,2% delle acque superficiali monitorate, con in testa alla lista: il glifosate e il suo metabolita AMPA, il metolaclor, il triciclazolo, l’oxadiazon, la terbutilazina e il suo principale metabolita. Mentre, il 6,3% dei punti di monitoraggio delle acque sotterranee supera i limiti: le sostanze, in questo caso, sono bentazone, metalaxil, terbutilazina e desetil-terbutilazina, atrazina e atrazinadesetil, oxadixil, imidacloprid, oxadiazon, bromacile, 2,6-diclorobenzammide, metolaclor.

Nonostante il Rapporto evidenzi una sensibile diminuzione delle vendite di prodotti fitosanitari, passati da 147 mila a 134 mila tonnellate nel biennio 2011-2012, tuttavia, tale dato non si riflette ancora nei risultati del monitoraggio, che continua a segnalare una presenza diffusa dei pesticidi nelle acque, con un aumento delle sostanze rinvenute.

E ciò che è più allarmante, è la presenza di miscele di sostanze diverse: ne sono state trovate fino a 36 contemporaneamente. Si è quindi esposti, tutti – indiscriminatamente – dall’Uomo a tutti gli Ecosistemi, a un “cocktail” di sostanze chimiche di cui non si conoscono adeguatamente gli effetti, per l’assenza di dati sperimentali. Peraltro, il rischio derivante dall’esposizione a miscele di sostanze è sottostimato dalle metodologie utilizzate in fase di autorizzazione, che valutano le singole sostanze e non tengono conto degli effetti cumulativi, secondo quanto esposto anche dai comitati scientifici della Commissione Europea.
E ancora più preoccupante, secondo l’ISPRA, è “la persistenza di certe sostanze, che insieme alle dinamiche idrologiche molto lente rende i fenomeni di contaminazione ambientale difficilmente reversibili”.

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