Sulla tutela ambientale, il bestiame al pascolo sa metterci bocca. Life Grace lo chiarisce

Pur consapevoli che, secondo il Rapporto del WWF “Dalle pandemie alla perdita di biodiversità. Dove ci sta portando il consumo di carne”, gli allevamenti, in particolare di bovini, producono il 14,5% delle emissioni di gas serra, con il progetto Life Grace vorremmo far riflettere sul fatto che c’è una grande differenza tra l’allevamento al pascolo e quello intensivo, e che basarsi solo sulle emissioni di CO2 per valutare gli impatti degli allevamenti, soprattutto così differenti, rischia di non comprendere una realtà ben più complessa legata all’uso del pascolo, soprattutto in determinati territori, come nelle aree della rete Natura 2000 interessate dal progetto Life Grace, in cui la conservazione di habitat erbacei è legata ai sistemi pascolivi appenninici, che costituiscono una preziosa risorsa di biodiversità.

Il pascolo ha un valore di capitale naturale che rende unici sia il paesaggio delle praterie sia i prodotti dell’allevamento. Oggi, in molte aree, le praterie stanno scomparendo a causa di due fenomeni contrastanti: l’abbandono dei pascoli, dovuto alla riduzione delle attività pastorali, che provoca l’invasione di specie arboree e arbustive che ne degradano il valore naturale e paesaggistico, e dal fenomeno opposto, l’intensificazione delle attività produttive e il sovraccarico animale che può portare a fenomeni di erosione e deterioramento del manto erboso, quasi sempre irreversibili.

Le buone pratiche di conduzione del bestiame sui pascoli da parte dell’allevatore consentono di preservare l’equilibrio naturale delle praterie e dell’intero ecosistema. Pascolando gli animali aprono la macchia e mantengono la vegetazione libera dall’avanzamento della boscaglia, riducendo il rischio di incendi e di dissesto idrogeologico. L’allevatore è quindi di estrema importanza per la conservazione delle praterie e delle razze autoctone e come figura di custode del territorio attraverso:

  • l’allevamento estensivo di razze autoctone locali;
  • la conservazione della biodiversità mediante il monitoraggio e il ripristino di uno stato di conservazione soddisfacente degli habitat naturali e semi-naturali e della flora e della fauna in pericolo di estinzione;
  • la manutenzione del territorio attraverso attività di sistemazione volte alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale, alla cura e mantenimento dell’assetto idrogeologico e alla difesa da avversità atmosferiche e incendi boschivi specie nei territori montani.

Non solo. L’allevamento al pascolo, oltre ad offrire una serie di servizi ecologici, che sul lungo periodo diventano particolarmente importanti, quali il controllo della composizione floristica delle praterie, attraverso l’esercizio del pascolo, favorendo sia la biodiversità vegetale e l’entomofauna, sia la concimazione del terreno, ha una grande valenza sociale, culturale, etica e ambientale.

Tutto ciò presuppone un cambiamento di paradigma riguardo al rapporto tra uomo, animale e ambiente: nell’allevamento al pascolo maggiore è il benessere animale, meno i capi allevati, minore il consumo di carne, ma una migliore valorizzazione di tali carni con conseguente maggiore sostenibilità economica ed ambientale dell’allevamento.

LIFE Grace ambisce ad “aggredire le aggressioni: riqualificando il ruolo della zootecnia estensiva nelle aree Natura 2000 del Lazio sia fornendo strumentazione tecnica per monitorare lo stato di salute dei pascoli sia riabilitandone il posizionamento di filiera; promuovendo la creazione di iniziative di cooperazione tra gli operatori zootecnici e la loro rappresentanza all’interno e attraverso i distinti territori coinvolti; analizzando e provando a sciogliere i nodi nella commercializzazione dei prodotti e nella generazione di reddito tramite la multifunzionalità; individuando e incentivando soluzioni di marketing; favorendo un avvicinamento cognitivo, relazionale e commerciale tra allevatori e cittadini/consumatori, a partire dalle filiere corte e locali.

L’obiettivo ultimo di tali azioni è di tutelare la biodiversità naturale e allevata. L’allevamento estensivo, tramite una sobria presenza animale sui pascoli, permette il mantenimento e la rigenerazione delle essenze floristiche spontanee che richiedono tutela per non depauperarsi. Analogamente, l’azione di recupero e riproduzione di razze animali meglio ambientate nei territori e apprezzabili dai consumatori concorre alla promozione della biodiversità allevata, favorendo la conservazione di un pool genico più ampio e il mantenimento delle conoscenze tecniche a esso correlato. Si tenga a tal fine presente che tra le quasi 600 aziende agricole zootecniche attive sui tre areali di interesse, il 40% allevano razze autoctone a rischio di erosione genetica.

Non ci si faccia infatti ingannare: per quanto per alcuni controintuitivo, la zootecnia sostenibile non rappresenta un ossimoro e la conservazione di habitat e biodiversità può avverarsi tramite un loro utilizzo responsabile. Sulla tutela ambientale, il bestiame al pascolo sa metterci bocca.

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