Aumenta il numero di consumatori che acquista prodotti biologici, a tal punto che nei supermercati e ipermercati gli acquisti sono lievitati più del 20% in valore nel 2016, confermando lo stesso trend dell’anno prima.
Nel caso del latte si sta registrando una espansione delle vendite (+15% latte bio fresco venduto nella GDO nel semestre 2016 contro -3,4% del convenzionale, ultimo dato Ismea disponibile), pur ancora rappresentando circa il 2% delle vendite complessive di latte fresco nella GDO (aumenta il numero di acquirenti ma con una frequenza di acquisto minore rispetto al prodotto fresco convenzionale). Boom di vendite soprattutto nei canali della filiera corta perché riescono a garantire la qualità del prodotto insieme a un ritorno economico, sociale e ambientale conveniente per tutti, produttore e consumatore, e a lungo termine.
Una fotografia del settore complessivamente incoraggiante: offerta in forte crescita ma anche sul fronte dei consumi, il latte e i caseari bio registrano una crescita della spesa, secondo gli ultimi dati disponibili sul settore (Sinab, Ismea, Crea) che Firab ha raccolto in questo report: Settore lattiero caseario bio
Aumentano gli allevatori che si convertono al bio, crescono le bioeccellenze nel campo zootecnico.
Risultano 45mila i bovini in Italia destinati alla produzione di latte bio, ovvero il 20% dei capi presenti negli allevamenti biologici, nel 2015, secondo gli ultimi dati Sinab. Nel 2015 sono stati prodotti oltre 300 milioni di litri di latte biologico (il 2,7% del latte totale) per un valore di 158 milioni di euro, secondo dati Ismea.
Il ruolo dell’agricoltura biologica è centrale nella nostra società perché è il settore che meglio sa leggere la nostra crisi e fornire risposte concrete per il futuro, promuovendo un modello agricolo che utilizza tecniche rispettose della fertilità del suolo, delle singole colture, degli animali e dell’equilibrio ambientale: tali tecniche escludono l’impiego di concimi, fitofarmaci e medicinali veterinari chimici di sintesi, e Organismi Geneticamente Modificati (OGM).
Ed in questi ultimi anni, la sfida delle aziende agricole biologiche, dopo aver vinto quella di produrre in modo più naturale senza l’uso di sostanze chimiche di sintesi e di sementi OGM e nel rispetto di elevati standard di benessere animale, è quella promuovere i valori del lavoro, del corretto scambio fra chi produce e chi consuma, del primato della sostenibilità ambientale sul profitto economico, dell’investimento nelle fonti di energia rinnovabili … E’ quella di affermare che l’agricoltore (meglio se bio) è un attore centrale della nostra società, e che lavora per contribuire all’innovazione, alla diffusione di una cultura dell’alimentazione di qualità, alla tutela dell’ambiente e per la giustizia sociale.
Ma non è solo il mercato interno ad ottenere ottimi risultati: l’export bio cresce addirittura del +408% rispetto al 2008 e del +16% nell’anno scorso. Assieme al numero di famiglie acquirenti, cresce la spesa destinata al bio che rappresenta il 3,1% del totale della spesa alimentare (contro l’1,9 % del 2013).
Chi acquista biologico è disposto a spendere qualcosa in più per via dei costi più alti. Ci sono poi altre importanti ragioni per preferire il comparto alimentare biologico a quello tradizionale: i prodotti ottenuti con sistemi di coltivazione biologica contengono una quantità di antiossidanti di gran lunga superiore rispetto ai loro omologhi non biologici e, scoperto di recente, il latte biologico contiene circa il 50% di acidi grassi omega-3 rispetto ai prodotti convenzionali.